La ‘Madre’ di tutte le Riforme – Resoconto del 2° incontro a Scienze Politiche – Registrazione di Radio Radicale
Al mattino presto, come si usava una volta a Milano, si è svolto il secondo incontro a Scienze Politiche, mercoledì 6 dicembre 2023, alle ore 8.30, in via del Conservatorio, per esaminare la ‘Madre di tutte le Riforme, come è stata definita dalla premier Meloni. Va detto che man mano che si studiano i testi dei disegni di legge, quello governativo S935 e quello renziano S830, si comprende che Giorgia Meloni non stava scherzando affatto con la sua affermazione.
All’Università degli Studi questa volta il padrone di casa è uno storico, Stefano Bruno Galli (nella foto), professore del Pensiero Politico, già assessore alla Cultura della Regione Lombardia, per esaminare con un punto di vista completamente differente le riforme costituzionali. Si ricorda che il primo incontro era stato ospitato da Angela Di Gregorio con Federico G. Pizzetti, entrambi costituzionalisti, quindi il taglio era stato più sul versante giuridico costituzionale, anche per la presenza in videoconferenza come primo relatore di Francesco S. Marini, l’avvocato e costituzionalista che materialmente ha redatto il testo per la maggioranza di Governo, docente all’Università di Roma II Tor Vergata.
Radio Radicale ha registrato tutto l’incontro e pubblicato i singoli interventi a questo link:
L’introduzione di S.B. Galli ha dato profondità storica all’azione riformatrice sulla Costituzione, illustrando i tentativi andati a vuoto delle varie Commissioni Bicamerali dal 1983 fino agli anni duemila, nella ricerca di un consenso parlamentare che portasse a superare il quorum dei 2/3. Con la riforma costituzionale del 2001 ha preso avvio un processo basato sulla maggioranza semplice e referendum, che non ha dato buoni frutti. Come l’ultima riforma del 2020, di riduzione dei parlamentari, che si sta rivelando molto problematica e pasticciata nella sua realizzazione.
Il primo relatore, Alberto Mingardi, direttore dell’Istituto Leoni, ha completato il quadro storico politico delle riforme elettorali e del periodo chiamato II Repubblica auspicando che l’attuale proposta di riforma possa chiudere il ciclo di transizione iniziato con tangentopoli.
Stefano Ceccanti, costituzionalista, autore per il PD di molte riforme, in collegamento da Roma, ha espresso il desiderio di essere presente al prossimo incontro per poter interagire meglio con i presenti. Ha rimarcato che questo genere di iniziativa sulla figura del premier era originariamente il cardine del programma dell’Ulivo di prodiana ( e di Parisi) memoria del 1996. Dopo aver enumerato alcuni evidenti difetti nel DDL 935, ha esposto i pregi della sua proposta avanzata nelle scorse settimane, concludendo che questo modo di procedere della maggioranza parlamentare è un po’ rozzo, tutto proiettato al voto del giugno 2024, alle elezioni Europee.
Felice Besostri, costituzionalista ma soprattutto ricorsista elettorale, vincitore del ricorso in Corte Costituzionale sul ‘porcellum’ prima e sull’Italicum poi, ha rimarcato alcune incongruenze sul meccanismo dell’art. 138, rimarcando che il punto principale è nella legge elettorale i cui effetti distorti potrebbero portare a deformare il consenso nelle Camere facendo saltare i quorum di garanzia per le minoranze.
Daniele V. Comero, analista politico, statistico, ha portato una serie di slide riassuntive con considerazioni ‘sistemiche’. Nelle immagini è stato schematizzato in modo
palese gli effetti concreti del DDL 935 sull’intero sistema Politico, in parte già esposte nel primo incontro e riportate nel relativo post del 29 novembre. Dal primo incontro ad oggi si può dire che c’è stato qualche giorno di tempo a disposizione per completare l’analisi (visto che il testo definitivo è diventato pubblico solo il 21 novembre) utilizzando anche i pareri e le considerazioni che stanno emergendo dalle audizioni di molti esperti auditi in 1° Commissione al Senato. In sintesi il testo del DDL, composto da soli cinque articoli, avrebbe un effetto dirompente sul Sistema politico italiano.
Felice Besostri, su stimolo di Stefano B. Galli, ha concluso chiedendosi se sia giusto che un Parlamento eletto con una legge elettorale palesemente incostituzionale (ndr.: il Rosatellum sotto accusa per molti aspetti palesemente distorti) possa aprire una fase costituente di tale portata.
Prime slide di D.V. Comero:
I due disegni di legge costituzionale 935 e 830 non potranno essere sovrapposti l’uno verso l’altro ma integrati in piccole nicchie, ovvero nella sola parte di nomina e revoca dei ministri prevista dal ddl 830 e magari assorbitita dal ddl 935.
Il modello Renzi (Sindaco d’Italia) farebbe sparire i due istituti fondamentali: il rapporto di fiducia tra parlamento e governo e il potere di scioglimento delle camere affidato al Presidente della Repubblica, quale organo terzo.
Nel DDL 830 il perno di tutta la vita politica diventa il leader eletto dal Popolo per un Senatore contrario ai populismi.
Forse non questi tipi di populismi ma altri.
Il modello Meloni, ancorché populista ma democratico e rappresentativo, ha due cicli di vita politica (cfr. Audizione 28.11.2023 prof.ssa.Cartabia) ma mantiene la forma di governo parlamentare.
Concludo, facendo notare che, la proposta di articolato (con il contributo del prof. Fusaro) avanzata dal prof. Ceccanti ad Orvieto il 25/26 novembre 2023
è una proposta che prende in considerazione gli equilibri tra Parlamento e Governo, e sia quelli elettorali costituzionalizzati, oltre la questione di fiducia e la figura del del vice premier per evitare i ribaltoni prima della fine della legislatura (cfr. Audizione del 4.12.2023 prof. Fusaro).
Anche la Camera dei deputati dovrebbe essere unico perno centrale dove si decida la fiducia al Governo che l’accorda o la revoca mediante mozione motivata votata per appello nominale (cfr. Audizione del 5.12.2023 prof. Lanchester).